Tokyo, November 2010
Categoria: film
Exogini
Capito al volo
Zona 30
Lancia antincendio
S.
Notturno
Dr. Jekyll & Mr. Hyde
La pellicola ti salva il culo – Film saves your butt
Potevo non avere alcuna foto di questo viaggio in Croazia, poteva restarmi solo qualche riga scritta nel diario di viaggio, visto che la Canon G9 l’ho lasciata da qualche parte là, sui meravigliosi laghi di Plitviče. Cretino che non sono altro. Ma figuriamoci se non avevo con me la MX e un po’ di pellicola di quella buona, che mi ha salvato il culo. Invece delle cinquecentosettanta foto digitali di cui la metà andavano cestinate e l’altra metà scelte e processate ho trentasei pose di Velvia 100 e una cinquantina di fotogrammi di Tri-X scelti, pensati e valutati come dovrebbe essere fatto sempre: prima di scattare.
Dopo il giramento di palle del primo giorno tutto è stranamente passato ed ho iniziato ad osservare gli altri: anche i cani girano con una reflex digitale al collo, tutti con la mano sull’impugnatura, il dito sul pulsante di scatto pronti a fotografare ogni minima cazzata si presenti alla loro vista.
Non occorre documentare per forza tutto quello che si vede, per poter poi tormentare amici e parenti con proiezioni infinite delle foto delle ferie.
Questa perdita dispiace, certo, ma insegna molto e per puro caso mi sono visto riprovevole negli atteggiamenti degli altri, nel loro scattare compulsivo senza pensare ai contenuti.
La fotografia digitale ha già orrendamente modificato la percezione dell’approccio all’immagine, il senso dello scattare foto. Non che non voglia più comprare una digitale, certo, ha una funzione pratica insostituibile, ma aspetterò un po’. Così come tutti voi, che prima di vedere qualche immagine dovrete aspettare i canonici tempi di sviluppo e stampa o di intelaiatura.
Come ai vecchi tempi.
–
I could even have not a single photograph of this trip around Croatia, I could have just some lines left written in my travel log, as I left my Canon G9 somewhere among Plitviče’s wonderful lakes. Damn stupid. But you’ll imagine I had my MX and some rolls of good film with me that saved my butt. Instead of five hundred and seventy digital photos, half of which were to be deleted and the other half chosen I have thirty-six Velvia 100 shots and fifty frames of Tri-X selected, planned and chosen as it should be always done before shooting.
After being pissed off during the first day everything strangely passed and I started to watch the others: even the dogs walk with a digital SLR hanging on their neck, all holding the camera and keeping the finger on the shutter button ready to photograph every tiny bullshit they see.
We’re not supposed to document everything we see, to be able to harass friends and family with endless projections of photos of vacations.
I’m sorry for this loss, sure, but it teaches a lot and I had the chance to watch myself into the bad attitudes of the others in their compulsive shooting without thinking about the content.
Digital photography has terribly changed the perception of the approach to an image, the sense of taking photos. Not that I don’t wish to buy a digicam anymore, of course, it has an irreplaceable practical function, but I’ll wait a bit. Like you all, by the way, who’ll have to wait the canonical processing, printing and framing times.
Just like old times.
Turkey in film
–
–
–
Il rito delle abluzioni alla Yeni Camii, la moschea nuova.
–
The washing ritual at Yeni Camii, the new mosque.
La pellicola registra decisamente le emozioni. Sultanahmet. Cara vecchia pellicola.
–
Film definitely records emotions. Sultanahmet. Dear old film.
–
La Turchia e’ anche e soprattutto commercio. Ogni cosa e’ commerciabile, ogni cosa va contrattata e ovunque e’ mercato. Vale, piu’ che in ogni altro posto, la legge di chi urla piu’ forte.
–
–
Contrasti tra il sacro e il profano, tra la cultura e il commercio di massa.
–
Contrasts between sacred and profane, between culture and mass trading.
La stazione di Konya era cosi’ inondata di una luce dorata che non ho potuto fare a meno di scattare anche con la pellicola; premiato, in questo caso, dall’arrivo di un bambino a dare un senso e una proporzione alle valigie in attesa.
–
Il senso del viaggio e’ lo spostamento stesso; la coda del treno aiuta a capire che per vedere posti nuovi occorre lasciarsi alle spalle i posti che ci hanno ospitati, affascinati, fatti sentire a casa anche solo per un momento.
–
Il senso della morte, invece, e’ del tutto diverso dal nostro. La morte e’ un accadimento comune ed e’ per questo che non e’ raro trovare in piena citta’ delle tombe nei minuscoli vuoti urbani tra un’abitazione e l’altra, come piccoli giardini.
–
–
–
–