Street photography in Japan – part one

Una selezione degli scatti streettaroli fatti in Giappone.

A selection of street shots from Japan.

Shot on FujiFilm Neopan 400@800, on Pentax MX, processed in Rodinal 1+50 12’30” and gently fucked by InVision CTX 5500DS baggage scanner and explosive detection device, which left some fancy wavy strips on my negatives.
Fuck.

Crossing at Ginza, Tōkyō
Maison Hérmes, by Renzo Piano, Ginza, Tōkyō
Tuna heads, Tsukiji Market, Tōkyō
21st Century Museum of Contemporary Art by SANAA, Kanazawa
Kyōto girls, Nishiki ichiba (market), Teramachi, Kyōto
LOL in Kyōto
You can’t imagine how many people sleep on the tube. The weird is how they suddenly get up at their stop.
They just LOVE to be photographed. Hard to shoot candids, if they realize they smile or pose or do the V sign. Well, apart from their boyfriends, who probably hated me (the “L” sign is for “Loser” and is an insult)
They smiled at me, instead, very pleased to be captured. Lovely girls.
Udon. They’re thick wheat noodles, yummy food. She was Osaka’s noodle machine!
Tuna cutting. Just like a butcher, but stylish

Taxi drivers love comics (and drive on the wrong lane)

Jet Lag

Sbattuto ancora su uno schifoso lurido regionale col riscaldamento rotto me ne torno verso sud – “southbound again” cantava Mark Knopfler nel ’79 – praticamente in un carro bestiame. Non che abbia avuto il tempo di prendere l’abitudine ai treni giapponesi ma il Nozomi Shinkansen ti resta impresso. Qui la gente sul treno è chiassosa, cosparge i sedili di briciole mentre sbraita attraverso il corridoio e punta le scarpe sul sedile di fronte. Ho bisogno di interfacce. Sul binario mi ero messo a salutare quelli sul treno per Milano, senza peraltro ottenere alcun segno di risposta se non da una ragazza coi capelli rosa che si è messa a sorridere. E’ un campionario quasi banale e non ho voglia di scattare alcuna foto.
E’ questo, sostanzialmente, il punto: non ho voglia di scattare foto. Questo mi lascia dubbioso, quantomeno. Non sarà mica la depressione post-nipponica? Onestamente la temevo. Tornare a questo stupido disordine, al milione di preoccupazioni, ai ritardi, i guasti, gli scioperi, i musi lunghi, la scortesia, l’arroganza e le supercazzole dello splendido di turno, è deprimente.
Viene voglia di ritagliarsi minuti di tranquillità, di farsi un tè e godersi un libro, scrivere, dedicarsi a qualche lavoretto manuale.
Fattibile.
Per un po’ temo che la street che pubblico qui sarà d’archivio.
Ne ho da buttare. Spero non vi dispiaccia.
Ho solo bisogno di stare un po’ tranquillo, smaltire il jet lag che ancora strascica e riposarmi un po’.
Questa foto di Kyoto in un’ordinaria sera di lunedi che a noi sembra Blade Runner e a loro, beh, un banale lunedi, è una delle tante. Troppe. Lavoro da smaltire, comunque sempre più piacevole delle pratiche edilizie.
E dei regionali di Trenitalia.
A presto.

Shot in Kyoto, Japan, with a Canon G11

Tutto questo mi mancherà

Se c’è una stagione che amo è l’autunno.
Questo autunno è stato speciale. So che mi mancherà.
E’ un po’ come tornare da un pianeta alieno, o svegliarsi di soprassalto da un sogno.
Un gran viaggio, ancora molti rulli di pellicola da sviluppare e un’infinità di scatti digitali di cui fare pazientemente la selezione.
E in fondo è un po’ come prolungare il viaggio.
Shot in Hie Jinja, Takayama, Gifu Prefecture, Japan, with a Canon G11

Hirayu no mori: la Guida ha sempre ragione.

Non si capisce finché non ci si sta dentro.
C’è tutto: abeti, neve sulle cime delle montagne, un piccolo acero rosso, il bambu e una ghiandaia che saltella tra i rami. Stai immerso nell’acqua bollente completamente nudo e sembra di essere in una stampa del secolo scorso.
Decisamente *non* sono come le nostre terme.
E come al solito, la Guida Galattica per gli Autostoppisti la sapeva lunga, e un asciugamano serve sempre.
Io, per inciso, so dov’è il mio asciugamano 🙂

Suntory

Giuro non volevo cenare col whisky.
Era accanto alle birre, sembrava birra.
Giuro.
Suntory, doveva venirmi in mente. Birra? No.
La apro ed ecco che c’è: la bevanda del buonumore.
La chiamo così quando me la faccio fare dal Blacks: whisky allungato con l’acqua gelata.
E chi se lo immaginava che in Giappone lo vendessero in lattina?
Bah.
Matti.

Ci siamo.

Ci siamo.
Qui c’hanno la botta.
Ma forte, eh.
Ora lo capisco perché quando vengono in Italia fotografano tutto: noi si fa lo stesso.
Per forza, è un altro pianeta…!
Certo, partire da Fiumicino e incontrare Fabrizio del Noce non è il massimo del benaugurante, tuttavia siamo qui, sani e salvi e un po’ in palla.
Sarà il jet-lag, saranno le tizie colle cosce all’aria e le gambe storte, sarà il chilo di ramen che s’è mangiato ieri sera… boh.
Oggi si gira per Ueno. A presto 🙂