Jet Lag

Sbattuto ancora su uno schifoso lurido regionale col riscaldamento rotto me ne torno verso sud – “southbound again” cantava Mark Knopfler nel ’79 – praticamente in un carro bestiame. Non che abbia avuto il tempo di prendere l’abitudine ai treni giapponesi ma il Nozomi Shinkansen ti resta impresso. Qui la gente sul treno è chiassosa, cosparge i sedili di briciole mentre sbraita attraverso il corridoio e punta le scarpe sul sedile di fronte. Ho bisogno di interfacce. Sul binario mi ero messo a salutare quelli sul treno per Milano, senza peraltro ottenere alcun segno di risposta se non da una ragazza coi capelli rosa che si è messa a sorridere. E’ un campionario quasi banale e non ho voglia di scattare alcuna foto.
E’ questo, sostanzialmente, il punto: non ho voglia di scattare foto. Questo mi lascia dubbioso, quantomeno. Non sarà mica la depressione post-nipponica? Onestamente la temevo. Tornare a questo stupido disordine, al milione di preoccupazioni, ai ritardi, i guasti, gli scioperi, i musi lunghi, la scortesia, l’arroganza e le supercazzole dello splendido di turno, è deprimente.
Viene voglia di ritagliarsi minuti di tranquillità, di farsi un tè e godersi un libro, scrivere, dedicarsi a qualche lavoretto manuale.
Fattibile.
Per un po’ temo che la street che pubblico qui sarà d’archivio.
Ne ho da buttare. Spero non vi dispiaccia.
Ho solo bisogno di stare un po’ tranquillo, smaltire il jet lag che ancora strascica e riposarmi un po’.
Questa foto di Kyoto in un’ordinaria sera di lunedi che a noi sembra Blade Runner e a loro, beh, un banale lunedi, è una delle tante. Troppe. Lavoro da smaltire, comunque sempre più piacevole delle pratiche edilizie.
E dei regionali di Trenitalia.
A presto.

Shot in Kyoto, Japan, with a Canon G11