Spoonman

Ho i jeans e la camicia di flanella a quadri regolamentare; gli scarponi slacciati scricchiolano sulla ghiaia mentre vado alla macchina e carico la motosega nel bagagliaio. Poi salgo a bordo; accendo la radio, le casse esplodono mentre “Spoonman” dei Soundgarden riempie l’abitacolo e avvio il motore. Mi guardo nello specchietto; evidentemente radersi non è una priorità, anzi, al momento i miei pensieri vanno a una siepe da sistemare, all’amplificatore nel fine settimana, alla legna per il barbecue e a una birra.
È il 1994.
No, sto mentendo: è ieri, e sono passati trent’anni.
Ci sono una famiglia, una figlia, un lavoro abbastanza stabile, una serie di preoccupazioni e un’altra di soddisfazioni.
Ma le camicie e i jeans sono sempre gli stessi, mi godo il sole, i Pearl Jam continuano a fare dischi e forse si può avere vent’anni per sempre, chissà.
Se domani c’è il sole prendo l’accetta e sistemo un po’ di legna; poi suono, cucino, leggo, rifletto su una coscienza ecologica che già mi sento di tradire per opportunismo, o forse no.
Magari mi rado, che domenica è la festa del babbo e le coccole si fanno meglio da lisci.
E fanculo anche ai vent’anni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *