L’estate, le more e un bombo

È estate quando ti ricordi di andare a controllare se le more sono mature. Allora gli scarponi vanno a passo deciso ai tuoi cespugli preferiti, lassù, dove si vede quasi tutto e i gruccioni sono più vicini tanto che non li senti solo cantare ma riesci quasi a percepirne i colori.

Le more ci sono, profumano di buono; ricordati di lasciarne un po’ per i piccoli roditori, gli uccelli e gli insetti, tanto la metà è ancora acerba e nel giro di una settimana o poco più potrai tornare a raccoglierne altre. Nel frattempo passa una signora, ha l’accento dell’est Europa e mi saluta, così scambiamo due parole; anche lei viene a raccoglire le more, ma oggi ha colto solo fichi e me ne offre un po’, ma a me basta la gentilezza, un sorriso e un saluto.

Salgo su alla vecchia casa diroccata perché è anche stagione di origano e l’inverno è lungo; ne distribuirò un po’ a chi apprezza e userò il resto in cucina, fino al prossimo agosto.

Su un fiore di scabiosa un bombo rosso sta facendo merenda. Conversiamo un po’, per quel che ci è possibile, poi torno sulla strada; rivesto il pennato, chiudo il secchiello, mi asciugo la fronte e scendo verso la fontana. Se le mattine fossero tutte così, potrei anche abituarmici.