Dolci, tenere euforbie

Oggi strippo.

Ecco perche’ scatto foto alle fioriere sul terrazzo e le torturo col post-processing, cosi’, per vedere se strippano anche loro. Ci dovevo piantare i peperoncini, qui, ma come fai? Arrivi incazzato come una scimmia, hai frantumato un umidificatore in corridoio inondando tutta la casa di minute e taglienti schegge acuminate e acqua densa di calcare, la macchina si e’ fottuta, la batteria sgonfia, eppure l’avevano cambiata venti giorni fa. Dicono che non c’e’ dispersione. Pero’ si scarica. Lo so io cos’e’, e’ posseduta. O forse sono io ad essere maledetto, chissa’.

Pero’ stamani mi decido a tagliare quella stramaledetta erbaccia, zappettare e preparare un bel substrato soffice per i semi di Naga, il peperoncino piu’ poderoso del mondo, vado in terrazzo, guardo le fioriere e che ci trovo? Ecco cosa ci trovo: delle euforbie innocenti e tenere, punteggiate da altri dolci fiorellini color indaco, che mi scongiurano, mi supplicano di non tagliarle.
Eccheccazzo, siete sleali. Vaffanculo, dolci erbette, ma lo sapete che c’ho una giornata di merda? Era sterminandovi che contavo di rilassarmi; peccato mi senta una merda a farlo… no, non posso. E’ istintivo, prendo la G9 e scatto, e mentre mangio maltratto quello scatto intenzionalmente sovraesposto, tiro quelle curve, esaspero i livelli, schermo, brucio, spingo il contrasto. Niente. Non ne vogliono sapere. Maledettissime tenere euforbie.
Alla fine, la foto non e’ poi cosi’ male, sembra un rendering, ho tolto loro la verosimiglianza, la connessione con la realta’, forse l’anima.
Sara’ stato il doner kebap, sara’ stato il çay, sara’ stato maltrattare le tenere erbette ma ora non e’ che me ne freghi piu’ molto di tutto questo casino, della catasta di lavoro che c’e’ allo studio e dell’inversamente proporzionale numero di persone a svolgerlo. Me-ne-fotto.
E ora scusatemi, ma devo annaffiare le mie euforbie, le mie dolci tenere euforbie.

2 thoughts on “Dolci, tenere euforbie

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