La casa dei semafori

Alla fine ci siamo. Casa nuova, a centocinquanta chilometri di distanza, dopo lavori di imbiancatura, riparazioni elettriche, idrauliche, di infissi, montaggio e modifiche di mobili (perché era abbastanza ovvio che hackerassi anche la mobilia) e poi acquisti, pulizie, sudate e tutto quello che si fa normalmente quando ci si prepara ad andare a stare da qualche parte.
La casa dei semafori ora è accogliente, ci sono un letto carino e dei comodini bizzarri l’uno diverso dall’altro. Ah, vi chiedete perché abbia scritto “casa dei semafori”? Perché all’angolo della provinciale, dove abitiamo ora, ci sono i semafori. Quindici. Giuro, l’ho contati. Si prospettano serate psichedeliche.
Il salotto è arredato con gusto eclettico: è vuoto e nel mezzo campeggia il treppiedi con la tromba infilata su. E sarà bene che mi affretti a portare la sordina perché temo che sebbene le simpatiche anziane signore che dividono con noi il condominio non la sentirebbero neanche, i vicini del piano di sopra mi darebbero probabilmente fuoco alla bici.
C’è un laboratorio.
E’ la stanza dedicata ai lavori, meccanici, atigiani, artistici, tecnici, tutto insomma. Poteva mancare? Se il salotto è vuoto, il laboratorio è già attrezzatissimo con scaffali, attrezzi, materiali, tutto quel che serve, in definitiva, per sistemare un appartamento ancora in corso di ottimizzazione.

Certo, se ci portassero il tavolo e le sedie che abbiamo ordinato da più di un mese potremmo spostare nel laboratorio il tavolone e le caprette che usiamo al momento, dando anche alla cucina un aspetto migliore. Ma siamo gente alla buona, e ci si adatta un po’ a tutto, anche se uno deve stare su una sedia di plastica e l’altro su un panchetto di vimini.
Il resto con calma. Ora il sole è tramontato, i semafori si notano di più.
C’è una tazza di tè; i Counting Crows cantano “Up all night”, la teiera copre tatticamente un foro sul tavolo fatto da chissà chi, anni fa, con ben poca perizia. Tutto è perfetto, nell’approssimazione.
A presto, le trasmissioni riprendono da una nuova stazione ma per la rete la distanza è identica: sono sempre qui, siete sempre lì.

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