Una giornata

Una giornata come tante. Ecco cos’è stata. Il rientro a scuola, forzato dentro un’auto che avrei preferito non guidare, resa più sopportabile dal primo degli ZZ Top a un volume poco oltre il rilassato; rivedere vecchi colleghi, sentire i cori d’esultanza dei ragazzi passando davanti a una porta, ritrovare gli angoli familiari di posti noti, la fila di pioppi che tremano esitanti lungo il fosso color petrolio; tornare a casa, mangiare, godersi col caffè un piccolo cupcake grande quanto un tappo di spumante con sopra una candelina, leggere in pace un Maigret d’annata, di quelli con la copertina di Pintèr, un momento di estraniazione teletrasportato lungo i canali della Marna a guardar passare le chiatte cariche di ghiaia. E poi due passi in paese, mentre loro ti vanno a comprare un libro che sai già che ti farà felice; godersi l’aria fresca e inspiegabilmente asciutta, cenare con quel che c’è trasformandolo in una festa, stappare una bottiglia di rosè e pensare per un momento a Montale; Fabio, non Eugenio, che c’entra Eugenio? Uscire a buio fatto perché l’acqua è finita, arrivare al Fontanaccio accompagnato dalla dolce voce di Edie Brickell e constatare che fa ancora caldo e che è lo scrosciare ininterrotto dell’acqua a rinfrescare la faccia; dire buonasera a degli estranei, inciampare al buio senza farsi male, sorridere perché è per guardare in cielo che hai inciampato; perché le nuvole chiazzano la notte di luce come meduse sotto al pontile e non ti fanno vedere le stelle ma va bene lo stesso.
Non penso a quanti anni siano, ma a raggiungere il letto, dove siamo insieme. Il letto è morbido, ed è piacevole condividerlo. Anche dormire, con queste premesse, è un gran regalo.
Buon compleanno, Ale.
P.S.: Il libro, lo sapevo, mi ha reso felice.

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