Tsuru

Tsuru
Mostra fotografica sul Giappone e raccolta fondi per gli aiuti alla popolazione

Lo Zibibbo, via Cellini 19 – Piombino (LI)

foto di Alessandro Melillo

Sedici immagini per non dimenticare il terremoto di Sendai

Le foto sono in vendita

Fai la tua scelta

L’intera somma raccolta verrà donata alla Croce Rossa Giapponese impegnata nelle operazioni di ripristino e soccorso alla popolazione nelle prefetture di Iwate e Miyagi
Donazione base 10 €

Chiba city blues

I primi deboli segnali delle radiazioni sono a Chiba, alle porte di Tokyo. Quella Chiba apocalittica dei racconti di William Gibson che in realtà non è che una città dell’area metropolitana di Tokyo piena zeppa di industria leggera e abitazioni. Come in una battuta di un noto film, potrebbe andare peggio: potrebbe piovere. E con la pioggia tutto quello che resta in sospensione aerea si spalmerebbe dolcemente a terra, indelebile.
Rifkin sostiene che con questo esempio il nucleare sia destinato a morire; tutto sommato se una nazione come il Giappone si trova nelle condizioni di non saper gestire un’emergenza significa che si tratta di una grossa emergenza. Giusto perché vi rendiate conto, a Tokyo dopo il terremoto, con il black-out e gli impianti d’allarme bloccati, non si è registrato un solo furto.
Noi abbiamo gli sciacalli non appena qualcuno starnutisce. I giapponesi mantengono la calma, cooperano, sopportano, si danno da fare e qualcuno di loro mette il culo in gioco e va a cercare di bloccare quei maledetti reattori in zone con tassi di radioattività centinaia di volte sopra la norma. Lo sanno, che prima o poi spunterà qualche tentacolo o si deformerà qualche arto. Sanno benissimo che il loro sangue non è più sangue. Ma del resto è l’unico paese che ha saputo risollevarsi da due esplosioni atomiche. Belliche, che è anche peggio.
Come si fa a pensare che noi sapremmo gestire una tale potenza? Noi che spediamo il pattume in Germania, noi che dopo due anni abbiamo ancora il centro dell’Aquila piantonato dai militari, che ancora dobbiamo dare una casa ai terremotati dell’Irpinia e del Belice.
Come si può essere così idioti da non capire che anche se ci affidiamo alla migliore delle tecnologie c’è sempre il rischio che qualcosa non funzioni? E magari non succede un incidente, ma le centrali si bloccano a catena, come le undici che si sono bloccate automaticamente in Giappone. Sapete, vero, cosa significa concentrare la produzione energetica in questo modo? Significa che se le centrali si bloccano è il black-out totale. Il caos collaterale è semplicemente inimmaginabile. Stessa infinita cazzata se si pensa alle folli proposte di infiniti campi di solare termodinamico nel deserto. Roba da citrulli.
La produzione di energia non può che essere distribuita, spalmata sul territorio, commisurata all’utenza. Ridurre la grande distribuzione, diventare quanto più autonomi.
E vi dicono che non basta, che non ce la facciamo.
Sapete perché non ce la facciamo?
Perché siete una massa di stronzi.
No, non fate quella faccia, è così. Dico a voi, voi che vi rifiutate di capire che non occorre produrre più energia ma consumarne meno. Voi gigantesche teste di cazzo che prendete il SUV per andare al bar a cinquecento metri dall’ufficio. Voi che condizionate anche la cuccia del cane perché – poverino – anche lui ha diritto al suo bel frescuccio, con questo surriscaldamento globale che gli stessi climatizzatori esasperano. Voi che siete tanto rincoglioniti da televisione e giornali da ritenere assolutamente necessaria tutta una serie di inutili orpelli senza i quali probabilmente vivremmo anche meglio. I ferri da stiro, la piastra per i capelli, i forni a microonde, i bollitori elettrici, le macchine del pane, i cuociuovo, il macchinone, le fruste elettriche, le vetrine accese di notte, i miliardi di inutili cazzate di cui il mondo cosiddetto civilizzato si circonda quotidianamente.
Basta.
Cercate di capirlo.
La soluzione non è produrre di più a un minor costo.
E’ smettere di fare gli imbecilli.
E toglietemi il broncio. Non ve la sarete mica presa per quella frase, vero? Non che me ne freghi qualcosa, comunque; non mi sembra che ci sia più il tempo di andare tanto per il sottile, tempo per lo sciocco bon ton, per la forma senza sostanza.
Questa, è crisi. Fino a oggi, era ricreazione.
Chi sputtana il futuro non ha voce in capitolo; quando toccherà a noi, saranno cazzi. Non passa giorno che non mi convinca un po’ di più sulla necessità dell’estinzione; è evidente che avesse ragione l’Agente Smith, ma mi piacerebbe sbagliarmi.
Dimostratemelo.

Street photography in Japan – part two

Una selezione degli scatti streettaroli fatti in Giappone.

A selection of street shots from Japan.

Shot on FujiFilm Neopan 400@800, on Pentax MX, processed in Rodinal 1+50 12’30”

I-Ching consulting at Senso-ji, Asakusa, Tokyo

Ueno Station

Tsukiji fish market, Tokyo

Kaikan pillar, covered with labels

Temples must be guarded

Sword demonstration in Kanazawa

Kyoto, Nishiki market

Kyoto, Nishiki market, safe working…

Well, taxi aesthetics are way beyond human comprehension

Astroboy, Kyoto majestic railway station. Thank you Osamu Tezuka!

Kyoto bus, a weird transportation means

That’s how people should imagine Japan in the nineteenth century.

collect point

L’edificio di collect point, catena di abbigliamento “fashion casual”.
Proprio di fianco al fotografatissimo Audi Forum, il delirante edificio in vetro su Meiji-dori, offre qualche spunto fotografico in più dell'”iceberg” (come chiamano appunto l’Audi Forum Building) se:
a) hai una medio formato e ti ci piazzi frontalmente
b) è una giornata limpida e dal cielo azzurro
c) ci trovi parcheggiata di fronte un’autogru giallo cromo 😉
The collect point building, a “fashion casual” clothing company.
Just next to the overphotographed Audi Forum, the foolish glass building along Meiji-dori, it offers a couple more photographic hints than the “iceberg” (that’s just how the Audi Forum Building is called) if:
a) you got a medium format camera and you’re facing it frontally
b) it’s a crystal clear day with a blue sky
c) you happen to find a chrome yellow tow car parked in front of it 😉

Shot in Meiji-dori, Shibuya, Tokyo, Japan, on Fujifilm Provia 400X medium format slide film with my YashicaMat TLR

Nara

I cervi di Nara – oltre mille cervi – abitano il parco come da noi i piccioni popolano le piazze.
Il fatto che il parco sia costellato di templi e santuari, lanterne di pietra e di bronzo, alberi maestosi e che sia considerato la culla del buddismo giapponese e il luogo di nascita dello shinto, beh, lo rende un po’ diverso dalle nostre piazze.
I cervi, comunque, sembrano non curarsene.
Sono i messaggeri degli dèi, loro.
In Nara the deers – more than a thousand deers – live in the park just like pigeons populate our squares.
The fact that this park is studded with temples and shrines, rock and bronze lanterns, majestic trees and is regarded as the birthplace of japanese buddhism and shinto, well, it makes it a bit different from our squares.
The deers, however, don’t seem to care.
They’re the gods’ messengers.
Shot in Nara, Japan, on Fujifilm Provia 400X medium format positive film, with my YashicaMat TLR

Autumn leaves

Non cadono fuori dalla finestra, ma dietro al santuario di Hie-jinja, proprio appena presa la macchina fotografica.
Una pioggia di colore, che qualcuno si metterà a raccogliere pazientemente con scope di saggina, come se fosse la cosa più importante del mondo. In Giappone è così: le piccole cose sono tutte importanti, tutte ugualmente essenziali.

They’re not drifting by the window but behind the Hie-jinja shrine, just as I took my camera.
A shower of color, which someone will patiently start to sweep with a broom, as if it was the world’s most important task. This is Japan: small things are all significant, all equally essential.

Shot in Hie Jinja, Takayama, Gifu Prefecture, Japan, with a Canon G11

Soddisfazioni – Satisfactions

Tsukiji-gyaru
Questa foto sta scalando i ranking di flickr da un paio di giorni.
Ora, la foto onestamente non è che sia bellissima ma il soggetto è davvero da perderci la testa.
A me fa piacere, chissà se farebbe piacere anche a lei 😉
Nessuno la conosce? Ehi, gente di Tokyo! Dico a voi!

This photograph is ranking up on flickr since two days ago.
Well, honestly the picture isn’t that much, but the subject is really breathtaking.
I’m happy ‘bout it, who knows if she’d be happy too 😉
None knows her? Hey, Tokyoites! I’m talking to you!

Tsukiji-gyaru

C’è chi va a Roppongi o Omotesando per cercare le ragazze in tiro, chi va a Shibuya per le cosplayer e i tipi eccentrici; c’è chi a Osaka gira per America Mura perché tutto sommato l’atmosfera hip hop lascia respirare un po’ di States anche in Giappone; c’è chi percorre incessantemente le strade di Gion a Kyoto nella speranza di vedere una geisha vera.
Io stavo solo girando per Tsukiji, la zona del mercato del pesce, e onestamente mi aspettavo un mucchio di foto di strada piene di vecchiette gobbe e bottegai vocianti.
Non lei.
Non lì.
Tsukiji-gyaru, la ragazza di Tsukiji. A volte la magia succede e basta.
Someone goes to Roppongi or Omotesando looking for stylish chicks, some other go to Shibuya because of cosplayer girls and freakish guys; someone walks along America Mura in Osaka ‘cause that hip hop atmosphere lets ya breathe a puff of States even in Japan; someone endlessly walks trough Gion streets in Kyoto hoping to see a real geisha.
I was just wandering in Tsukiji, the fish market area, and I honestly didn’t expect anything better than street shots full of hunched old ladies and shouting shopkeepers.
Not her.
Not there.
Tsukiji-gyaru, the girl from Tsukiji. Sometimes magic just happens.

Shot with my beloved Canon G11 at Tsukiji market, Tokyo.