A me ciam Bert

“Dietro Bobo mi nascondo, ma mi porto dentro Berto, zio di mio padre, fratello di mio nonno, del quale porto il nome che io, secondogenito, ho avuto per tradizione. Emiliano contadino, scapolo mezzo scemo del villaggio, uomo mite e buono, sgonfiatore di damigiane, sempre in mezzo a risse e puttane…”
Bobo Rondelli, Piombino, 2 giugno 2010.

Pentax MX, Tokina 80-210, Fuji Neopan 1600, Rodinal 1+25 5’30”

gimme money ameriàno ai mécchiu fàcche

Cosa vi devo dire? L’ovvio? E’ proprio necessario dire quanto sia stato ganzo il concerto di Bobo Rondelli ieri sera? Sì, ganzo, perché con personaggi come Bobo e i suoi musicisti non è che ci si possa tanto sperticare su aggettivi propri delle recensioni colte, della scrittura brillantemente asettica di certi quotidiani o della banale e pudica cronaca.
Sono stati ganzi e lo ribadisco. Un concerto che si può senza ombra di dubbio definire tale, per intensità, per professionalità e perché no, anche per la durata, visto che al giorno d’oggi capita facilmente che grandi nomi si presentino sul palco per un’oretta scarsa a fronte di svariate decine di euro di biglietto. E in questa serata tra amici – perché in definitiva con loro è un po’ come essere ar barre – si sono alternate le ballate malinconiche e commoventi, in quelle corde tristi così consuete tra gli artisti livornesi, e momenti di irrefrenabile scazzo, la denuncia sociale, la poesia, l’amore e il turpiloquio cialtrone ma pur sempre tollerato perché – si sa – siamo tanto ‘gnoranti e per noi va bene così. Dubito che presentare uno spettacolo del genere a Udine o a Caserta riscuoterebbe lo stesso successo, lo sbraitare della folla, i bimbi che urlano e gli applausi che scrosciano. Ma a noi del resto, come direbbe Bobo, cimportanaséga, e grazie al cielo per ora si pol di’ cosa ci pare.
Come sul finire del secondo bis per esempio, in una bellissima “gimme money” dei bei tempi andati, quando Bobo s’è lanciato in un’invettiva antimilitarista piuttosto colorita, invitando tutti questi simpatici signori della guerra preventiva e portatrice di pace e democrazia, ad “andasselo a stronca’ nel culo tra loro”; cosa che, personalmente, mi sembra l’unico consiglio sensato da dare.
E sentire i bimbetti dietro a me che cantavano tutte le canzoni, anche quelle vecchie degli Ottavo Padiglione, un po’ m’ha fatto sperare nel meglio. E se il meglio ‘un viene, dé, ci si pupperà.

Bobo suona, canta e scazza con:
Dimitri “Dinamitri” Grechi Espinoza, l’uomo che coi glissati mi fa perdonare il sax
Steve Lunardi, birbante violinista a sonagli
Filippo Gatti, che se oltre a suonare chitarra e basso cantasse anche lui, stupirebbe tanti di voi
Simone Padovani, abile percussore di scatolette e bussolotti
Fabio Marchiori, che solo a vederlo suonare insieme le tastiere e la melodica mi commuovo

Ah, dimenticavo: i cd comprateli, ne vale la pena. Anche se Bobo dice che a lui glimportaunaséga e li potete masterizza’, ma sotto sotto ‘un è vero, e le bollette arrivano anche a lui!