Rock in Rietto

Normali. Sentirsi normali.
Seduti sulle presse di paglia, a indovinare che pezzo viene dopo.
L’odore del bòzzo non dispiace nemmeno; non che crei atmosfera, diciamo che fa parte del contesto, quel contesto in cui ho bazzicato per anni e col quale ormai ho una certa familiarità. Un Lake District coi suoi poeti dal coriaceo cotrione e dal grande cuore. I gesti che non ti giudicano, come offrirti una sigaretta da non fumatore, perché magari a te fa piacere, chissà.
E poi una serata intensa, l’impianto che spinge forte ma solo fino al punto giusto; le susine a volte cadono in testa perché i bassi le rendono consapevoli della loro maturità e riportano alla realtà quel momento di un concerto in cui rischi di perderti a pensare, concentrato sulle lampadine accese come una falena ubriaca.
Esterina suona. E come suona.
Mi volto, ogni tanto; la gente è felice, le ragazze sollevano i piedi nudi sulle presse e cantano, qualcuno scatta qualche foto ma la cosa più bella è che tutti guardano e ascoltano con gli occhi e le orecchie. Nessuno gira video, nessuno filtra la realtà attraverso nessun cazzo di smartphone.
Non stavolta.
C’eravamo, con la pancia e col cuore.
E siamo stati bene lì, sulla paglia, tutti insieme.

I concerti di Rietto – La mia ragazza – 04.07.2021