Megatokyo

Esattamente dieci anni fa sarei salito su un volo diretto che in dodici ore mi avrebbe portato a Narita, Tōkyō.
Oggi sarebbe impensabile; ogni novembre, tuttavia, un po’ di quel viaggio riemerge a tirarmi per la manica e mi costringe a fare cose che per la maggior parte di voi parrebbero insensate o insignificanti: raccogliere al volo foglie che cadono dagli alberi, avvolgere oggetti nei fazzoletti, cucinare spiedini di pollo, foderare libri, contare i passanti affacciato alla finestra, pedalare sul marciapiede, passeggiare lungo un canale, acquistare cancelleria e fare lunghi bagni nella vasca.
Ma ieri, quando ancora non avevo realizzato che data fosse, non so quale strano istinto mi abbia spinto a disegnare Miho-chan, il personaggio più misterioso e affascinante di Megatokyo. Tutta in matita rossa, à la Dautremer, della quale tra l’altro rammento la copertina per l’ultimo libro di Morosinotto, decisamente in tema.
Ora so come mai; colgo i collegamenti, sorseggio tè col riso tostato.
E sorrido.

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