Bona, la pasta ‘oll’arzelle.

A casa di Ele mi garba un casino ‘uando ti svegli, t’alzi e in cucina ci trovi un ciotolo ‘he strabuzza d’arzelle. De’, dici te, e siamo in Verzilia, diobono, ‘sa ci volevi trova’, ‘r capriolo? Difatti mia mi lamento, io, figurati. E’ la stagione meglio, gennaio e febbraio Si tratta di penza’ a cosa facci. Di solito le scerte so’ due: o ci si fa una zuppina sur pane o ci si fa la pasta; sara’ che fa’ la zuppa e’ piu’ palloso, sara’ che ar limite se diaccia un poino siamo sempre a tempo a scardalla, la pasta, ma la zuppa no, vado pella pasta. L’arzelle ‘uarche saggio l’ha bell’e messe a spurga’ la sera prima, in un ciotolo sur piatto rovesciato, sempre nella su’ acqua di mare. E’ ‘mportante, senno’ mangi un chilo di rena e ‘un hai bisogno dell’integratore di sali minerali pe’ quarche mese.
Pigli ‘n tegame decente, magari d’alluminio, di ‘uelli ‘he i verziliesi ‘hiamano “cazzarola”, ci stiocchi un popo’ d’olio, uno spicchio d’aglio tagliato ‘n tre o quattro pezzi, lo metti ar foo pero’ piano, ‘he senno’ strina l’aglio e sa di ‘arogna ‘ndiana. Mentre l’olio piglia ‘r sapore ci triti un po’ di pementa, no troppa senno’ l’arzelle spariscano. Poi ci vole un pezzettino di cipolla, mia tanta, giusto per arrotonda’ ‘r sapore der soffritto; la trinci fina e la fai sfrigge anche lei. Una gozzatina di vino bianco e ‘r fornello a palla, pe’ sfuma’, poi ‘na ‘ucchiaiata di pomodoro, o anche ‘n pomodorino pallino, uno solo, che ‘un deve esse’ pasta ar pomodoro, ma serve pe’ fa’ sapore. Eccolo qui’, ‘r fondo. Io a dilla a voi ci trito ‘n poino di pepe ar volo e ci butto ‘n cucchiaino d’anaci (la mastice, eh, no i semi) ma so’ gusti.
L’arzelle vanno fatte apri’ in una padella larga, a foo vivo, piu’ veloce possibile, si raccattano ‘or cucchiaio e ci si mettano ar volo, prima ‘he ‘l cardo l’asciughi; cosi’ si evita ‘e la rena che c’e’ restata dentro passi ner sugo.
La pasta (anche qui’ fate voi, io ci fo li spaghetti di ‘uelli grossi) la ‘oci ‘ome ar solito, e la levi un menutino avanti, ‘osi’ finisce di ‘oce ner sugo. Un poino di prezzemolo tritato ar volo e siamo ar tavolino. Ah bona. Piovera’ anche, oggi, ma caa voi ‘he me ne ‘mporti?

essere contenti – being happy

Basta poco per essere contenti. In casa non c’e’ quasi nulla ma e’ una bella giornata, con quello che si trova in frigo e un po’ d’aiuto fai un pranzo da manuale, giusto giusto per una giornata di sole. I pomodorini in frigo ci sono quasi sempre, li tagli, li butti in padella nell’olio, aglio e cipolla, un pizzico di zucchero e uno di sale, un po’ d’origano, il tempo che vadano confit, ci apri il tonno in scatola e lo ripassi un minuto, due al massimo. Il secondo non c’e’. Si mangia due affettati, ma la verdura? Che ci vuole, basta uscire. Nell’uliveto un po’ di tarassaco c’e’ sempre, verde, croccante, saporito e sempre a disposizione. Chi diavolo la dovrebbe *comprare* l’insalata? ci metti qualche fiore di borragine, che era li’ accanto, ed e’ tutto. Semplice, buono, perfino bello.
Un ristorante d’elite ve lo farebbe pagare uno sporoposito. Fanculo ai ristoranti d’elite, lasciatemi godere il pranzo.
Oh, gia’, anche la nuova Canon G9! 😉

You don’t need much to be happy. There isn’t anything at home but it’s a clear day, with the things you found into the fridge and a little help you prepare a perfect lunch, just right for a sunny day. There’s always some small tomatoes in the fridge, you cut them and throw them in the pan with oil, a pinch of sugar and one of salt, some oregano, just to let them confit, add a can of tuna fish and stir for a minute, no more than two. No second dish. We’re gonna eat some cold cuts, but where are the vegetables? Easy, you just need to go out. Into the olive grove there’s always some dandelion, green, crispy, tast and always available. Who should *buy* the damn lettuce? Put in some borage flower, which was just near, that’s all. Simple, good, even beautiful.
An elite restaurant would charge you a blunder. Fuck the elite restaurants, let me enjoy my lunch.
Oh, well, also my new Canon G9! 😉