Una lettera

E voi quant’è che non scrivete e spedite una lettera? In quest’era di email, telefoni ovunque e comunicazioni istantanee, Facebook, Twitter e mille altre diavolerie, quanti di voi scrivono ancora lettere?
Io provo un certo piacere nel tenere la carta in mano, fare attenzione a quel che scrivo perché non si cancella, piegarla con cura e infilarla nella busta. Ci hanno tolto perfino il gusto di leccare il francobollo. Ah, già, magari non lo sapete: sono adesivi, oggi. Ma tanto che vi frega? Scattate foto al cappuccino e tutto il mondo sa che lo bevete prima ancora che voi stessi l’abbiate fatto.
Poi magari vi scivola di mano e vi si rovescia sulla camicia ma tanto la socialità istantanea è selettiva e quindi nessuno lo saprà. Per tutti quanti avrete bevuto un cappuccino, fantastico, tanto buono che solo a voi capita di berne così, decorato col cacao e la schiuma che formano arabeschi da mille e una notte.
A me fa anche schifo, il cappuccino.
Per dirne una.
Voi che nella burrasca dei social network arrancate per difendere la vostra privacy e insensatamente siete i primi ad aggiornarci sul fastidio ogni volta che vi prude il culo. Vi stupite poi se qualcuno allude alle vostre emorroidi o ironizza sulla vostra igiene. Ha violato la vostra privacy, dite.
Io, nella mia lettera, scrivo a una persona vera, che vive lontano; scelgo di raccontare un pezzetto della mia vita; lo confeziono con la penna e la carta e glielo spedisco per posta, senza clamore. Un piccolo tassello del mio puzzle, in privato e col cuore.

E così faccio da anni, anche se nella vita di tutti i giorni sono come tanti, posto immagini sul blog, scrivo, commento sui social network e in definitiva amo il mezzo digitale.
Ma è per questo che non smanio per una vita privata che non mi è concessa. A me, in realtà, E’ concessa.
Perché io non l’ho mai buttata nel cesso come la maggior parte di quelli che si lamentano.
Io scrivo ancora lettere.
Il destinatario non mi ha “chiesto l’amicizia”.
Siamo, amici.

I ciclisti contromano

Non ne posso più.

Davvero.
Ogni giorno rischi di investirne uno perché, poverini, questi villeggianti che prendono la bici una settimana all’anno non hanno la minima idea di come si circoli in bicicletta. Peggio ancora se gli fai una pista ciclabile e, a tradimento, gliela fai diventare a senso unico all’improvviso. Come diavolo vuoi che se ne accorgano? Con un cartello tra le frasche?
Quindi, non solo ho scritto al sindaco, all’assessore ai lavori pubblici e al comando di polizia municipale.
Ho scritto anche alla stampa locale.
E ora lo comunico anche a voi, pregandovi gentilmente di diffonderlo.
Ah, e se capitate a San Vincenzo, occhio alle piste ciclabili. Nascondono insidie.


Al Sindaco del Comune di San Vincenzo
All’Assessore ai Lavori Pubblici di San Vincenzo
Al Comando di Polizia Municipale di San Vincenzo

e, per conoscenza

Alla stampa locale
e
in diffusione sui social network

Buongiorno.
Ieri, come molti altri giorni in questo periodo estivo, c’era un vigile urbano all’attraversamento pedonale rialzato del Paradisino a coadiuvare l’attraversamento dei pedoni.
Mi piacerebbe sapere perché sia lui sia tutti gli altri colleghi che ho visto nella stessa posizione ignorino completamente i ciclisti che, nel frattempo, procedono contromano sulla pista ciclabile che, tra il Mediterraneo e la Pinetina, diventa a senso unico.
Questi ciclisti, quando incrociano quelli che procedono in senso opposto, li evitano invadendo la corsia delle auto per un’ovvia mancanza di spazio e in pratica si lanciano letteralmente sotto le ruote di chi passa, compreso me che, in Vespa, ho dovuto schivarli più e più volte.
Sarebbe un gesto di civiltà impiegare gli stessi vigili urbani, piuttosto, per indicare ai ciclisti il giusto senso di percorrenza di quel tratto di pista ciclabile, indicato da una segnaletica mal posta e completamente ignorata dai ciclisti, in special modo quelli improvvisati che usano la bici una volta all’anno in occasione delle ferie.
Tra l’altro il motivo per cui l’attraversamento pedonale è stato fatto rialzato è proprio quello di fare in modo che le auto rallentino senza bisogno di qualcuno a dirigere il traffico. Se deve starci un agente ad assolvere la stessa funzione sarebbe bastato lasciare la strada com’era, con grande gioia dei nostri semiassi, delle nostre forcelle sterzo e dei nostri pneumatici, nonché dei nostri fondoschiena.

Nella speranza di un gesto d’attenzione verso i cittadini vi saluto cordialmente.

Alessandro Melillo